L’amor che move il sole e l’altre stelle.

L’amor che move il sole e l’altre stelle (Paradiso XXXIII,145) è l’ultimo verso del  Paradiso e della Divina Commedia di Dante Alighieri. Dopo la fugace visione di Dio, realizzazione piena del suo itinerarium mentis in Deum,  Dante sente che l’Amore “che move il sole e l’altre stelle” sta ormai muovendo anche il suo desiderio e la sua volontà (vv. 142-145). Dante così si riconosce “nella solitudine infinita del solo Dio“,collocandosi nella perfezione del moto circolare divino.

Le stelle, osservava Attilio Momigliano,[2] sono la meta di Dante e per questo motivo ricorrono nel verso finale di ogni cantica della Commedia: una rispondenza che «non è pura simmetria, ma espressione del motivo ideale che corre attraverso il poema e lo innalza costantemente verso la meta». Con questo verso, Dante racchiude il significato dell’intera opera, di Dio, dell’universo, del fatto che l’amore è il meccanismo del mondo e di tutta la vita.

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